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Beato Angelico, Pala Montecarlo (tavola)
299,00 € iva inclusa
Pictografia ad olio su tavola vecchia con fondo oro e rilievi a gesso caldo. Opera originale: 1450, San Giovanni Valdarno, Museo di San Giovanni
Descrizione
Capolavoro della collezione è l'Annunciazione di Guido di Piero, fra Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico, proveniente dal convento di Montecarlo, dove è attestata dal 1630, ma in origine destinata ad altra sede di incerta ubicazione. L'opera, concordemente attribuita all'Angelico per l'altissimo livello artistico che la pone nel pieno della fase giovanile (1432-35) è una delle tre Annunciazioni su tavola dipinte dal frate domenicano insieme a quella per S. Domenico di Fiesole, al Museo del Prado a Madrid e a quella per S. Domenico a Cortona, al Museo diocesano cittadino. L'opera, nonostante gli elementi tardogotici, riflette le novità rinascimentali di Masaccio e Brunelleschi, come l'impianto prospettico perfettamente centrale con la bella loggia ad arcate a tutto sesto lateralmente aperta sul giardino dell'Eden e sullo sfondo l'austero cubicolo di Maria con la finestra ferrata che accentua il senso di profondità. L'opera, vera omelia figurativa, è ricca di simboli cristologici e mariani: dalla colonna cristica al centro, simbolo dell'albero della croce e della vita, allo splendore dell'oro, emblema della luce divina alla palma, simbolo della vittoria sul peccato e sulla morte, ma anche allusione alla passione di Cristo e al martirio. Tipicamente mariani sono l'hortus conclusus delimitato dal recinto, che simboleggia la Verginità di Maria e la varietà di fiori tra cui, oltre al classico giglio, posto in secondo piano e non in mano all'angelo o al centro della composizione, le primule, che alludono alla nuova Primavera della vita (l'Annunciazione si compie il 25 Marzo, nove mesi prima del Natale), le stelle alpine, figura di Maria, stella mattutina, il garofano rosso, simbolo di fidanzamento e per questo della sponsalità di Maria, l'amata del Cantico dei Cantici e il melograno, allusione alla nuzialità feconda della Madre del Signore. Le recenti indagini riflettografiche hanno rivelato la grande padronanza e sicurezza del pittore nel disegno preparatorio, deciso e privo di ripensamenti. Tuttavia è probabile che ad una prima versione, più sobria e tradizionale con la loggia aperta tipica delle annunciazioni, abbia fatto seguito un adattamento ai nuovi gusti rinascimentali, con la decorazione delle pareti con sfumati effetti marmorei che, al di là dello scopo ornamentale, hanno un profondo senso simbolico, allusivo alla mutevolezza e peccaminosità del mondo, cangiante e multiforme rispetto all'immobilità e simmetria del cielo stellato della volta, emblema della perfezione divina. Elemento di incredibile modernità, il pavimento nuvoloso e indefinito come fosse acquerellato, che l'arcangelo Gabriele, messaggero di Dio, pare appena sfiorare, quasi a non voler contaminare la sua natura divina, è in realtà simbolo di dispersione e peccato, da cui l'uomo grazie all'incarnazione è stato liberato. Tutto concorre a sottolineare come l'evento dell'Annunciazione si compia tra tempo e Eternità, terra e cielo, finito e infinito.
Informazioni
L'opera è eseguita attraverso la tecnica della Pictografia secondo metodi antichi e materiali naturali; è lavorata a mano interamente in Umbria.
Beato Angelico, Pala Montecarlo (tavola)